UNA FINESTRA SULLA MONGOLIA



Vi raccontiamo oggi il nostro viaggio in Mongolia. Questo è un post un po' lungo, più lungo dei soliti post di questo blog, quindi armatevi di un po' di pazienza (circa 7/8 minuti) e cercate di godervi il racconto di uno dei paesi più affascinanti tra quelli che abbiamo avuto la fortuna di visitare. Il viaggio, per limiti di tempo e di budget, oltre che di sistemazioni di un certo livello (come già detto più volte in questo blog, non siamo più tanto giovani e soprattutto tanto adattabili a sistemazioni molto spartane, come, forse, richiederebbe un viaggio come questo), è limitato alla Capitale Ulaan Baatar, al Deserto del Gobi e alla Mongolia Centrale.

ULAANBAATAR

La capitale della Mongolia è una città di 1,5 milioni di abitanti, la metà di tutta la popolazione mongola.
A poca distanza l'una dall’altra convivono le due diverse realtà della capitale; arrampicata sulle colline quella povera e abbastanza fatiscente fatta da piccole case senza l’acqua corrente e strade poco più che sentieri. Nella pianura la città moderna, la città dei grattacieli e dei palazzi a venti piani, con moderne strade asfaltate e tutti i servizi e le caratteristiche di una moderna metropoli, traffico compreso.

Da vedere a Ulaan Baatar non c’è molto: 
Sukhbaatar - la grande piazza centrale, sulla quale si affacciano il mausoleo di Cingiss Khan  il municipio e il teatro;



poco distante il Museo della storia Mongola e, raggiungibile in auto, il Museo dell’Arte Mongola che contiene opere antiche e moderne.


Il Tempio Gandan Tegcheling Hijd - Monastero della felicità perfetta, questo il significato del nome, al suo interno si può ammirare una statua di Buddha alta 26 metri.




Bogd Khan Winter Palace - Residenza dell’ultimo sovrano mongolo Bodg Jabzan Dmaba Hutagt VIII, nel 19° secolo. Il complesso è composto da sette templi di preghiera e dal palazzo d'inverno all'interno del quale ora si trova un museo.


Zaisan - Una collina dove sorge un monumento, del periodo sovietico, dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale. Il monumento in se e per se non è niente di eccezionale, ma dalla collina si gode, nelle giornate di sole uno splendido panorama della città. Purtroppo noi siamo capitati, neanche a dirlo, in una giornata nuvolosa e con la pioggia.


  
Museo dei Dinosauri - Molto interessante il museo dei dinosauri, al momento ospitato in un centro commerciale a causa dei restauri in corso presso la sede naturale del museo stesso. Il deserto del Gobi, grazie al clima è il miglior "contenitore" di questa forma di vita.
Veramente impressionante lo scheletro di due dinosauri, un Velociraptor e un Triceratopo, avvinghiati in un duello; nel momento catartico della sfida una frana li ha ricoperti consegnadoceli così com'erano bloccati nello spasmo del duello.
Bello inoltre l'uovo fossile di un dinosauro, oltre a questo l'esposizione merita una visita, per il numero importante di reperti di questa specie vissuta, si pensa, 170 milioni di anni fa, noi Homo Sapiens siamo apparsi circa 30 milioni di anni fa!



Per chi fosse interessato allo shopping, da visitare assolutamente uno dei tanti negozi dove vendono capi in cachemire, uno dei prodotti principali della Mongolia, a prezzi, per noi occidentali veramente convenientissimi.

Una curiosità, girando per le strade della capitale Mongola, ho notato come siano diffusissime le Toyota Prius, tralascio battute e commenti sull’estetica di questa macchina, ma almeno 5 macchine su dieci sono Prius, ma soprattutto al contrario di tutte le altre auto, hanno il volante a destra, come in Inghilterra per capirci, ma in Mongolia si guida a destra, come da noi.
Incuriosito da questo particolare chiedo alla nostra guida come mai le Prius hanno il volante dalla parte “sbagliata”.
La spiegazione è che essendo la benzina molto cara, si preferisce acquistare macchine ibride, principalmente usate, e principalmente importate dal Giappone dove guidano a sinistra.


DESERTO DEL GOBI

Di tutti i deserti del mondo, il Gobi conserva una certa aura di mistero, forse perché si trova nel cuore dell'entroterra più remoto dell'Asia tra la regione selvaggia siberiana a nord e l'altopiano tibetano a sud. 
Contrariamente all'identità che la parola "deserto" suggerisce, il Gobi è una regione diversificata e affascinante, e tra l'altro, come già detto sopra, comprende siti di incredibile fascino per chi, come noi, ama la natura, gli ampi spazi e i suoi paesaggi.


Nel vasto territorio del Gobi oltre ai paesaggi punteggiati qua e là dalle tende delle popolazioni nomadi locali; agli animali: cammelli, pecore, capre, cavalli; molti sono i luoghi da vedere.

Flaming Cliffs - un "canyon" di arenaria rosso arancione così chiamato perché all'alba e al tramonto, illuminato dalla luce del sole assume il colore fiammeggiante che gli da il nome.


In quest'area venne ritrovato, all'inizio del secolo scorso, il primo nido di uova di dinosauro. Ad oggi rimane un sito importante per gli scienziati di storia naturale in quanto ricco di fossili di dinosauri.


Hongoryn Els - Singing dunes Queste spettecolari dune hanno preso il nome dalla sabbia che si sposta nel vento. Avanzando nel deserto, in lontananza appaiono le nere montagne e a poco a poco nella parte più bassa appare una linea più chiara, quasi bianca come neve, in realtà sono le prime avvisaglie di una “catena” di dune di sabbia che man mano che si avanza diventano sempre più presenti. Arrivati alle dune lo spettacolo è bellissimo dune che si innalzano fino a 800 metri di altezza, la sabbia è di un colore chiaro, al contrario del rosso del deserto Sahariano, finissima, splendido è poi lo spettacolo del tramonto dalla cima delle dune.







Kavtsgait - Dopo una leggera salita di una mezz'oretta lungo un non sempre facile sentiero, arriviamo in cima a questa montagna sacra disseminata di rocce nere, quasi completamente ricoperte di petroglifi. Queste incisioni rupestri che raffigurano animali, cacciatori e scene domestiche risalgono all'età del bronzo (4000 - 3000 AC) e sono perfettamente conservate. Dalla cima della montagna inoltre si gode uno splendido panorama.

Yol ValleyUn fiume antico ha scolpito questa valle sorprendentemente verde ai piedi dei Monti Altai, l'ingresso è molto largo poi gradualmente si restringe in una gola. 
Alcune aree sono continuamente riparate dal caldo e dal sole e i suoi ruscelli residui creano formazioni di ghiaccio che a volte persistono fino a luglio. Non è il caso di quest'anno, noi il ghiaccio non l'abbiamo visto.
Le montagne che circondano la valle forniscono anche l'habitat per le pecore selvatiche Argali (una delle ultime pecore selvagge dalle grandi corna) e lo stambecco.




MONGOLIA CENTRALE
L'ultima area che vogliamo raccontarvi è quella al centro della Mongolia.

Kharakhorum -Costruita nel 1220, fu l'antica capitale dell'impero mongolo di Cingiss Khaan e ne costituiva il centro politico, culturale ed economico. Si trova nella valle del fiume Orkhon a circa 350 chilometri ad est di Ulaanbaatar; all'incrocio delle strade della via della seta che collegavano l'Oriente con l'Occidente.
La città venne però distrutta nel 1388 dall'esercito cinese della dinastia Ming.
Dimenticata per anni, nel 1899 due orientalisti russi, che lavoravano nella zona, ne scoprirono la posizione precisa.
Oggi rimangono della leggendaria capitale del più grande impero della storia, solo affascinanti rovine evocative dell'antica città.
Nel bellissimo museo nei pressi della capitale che ricostruisce la storia mongola dalla preistoria ai giorni nostri, si può vedere una ricostruzione dell'antica città che contava allora circa 15.000 abitanti.


Monastero di Erdene Zuu - (Cento Tesori), la sua costruzione inizio nel 1586 utilizzando le rovine di Kharakhorum, circondato da alte mura, aveva anche funzione di fortezza, e contava inizialmente da 60 a 100 templi e circa 100 gher, capace di ospitare fino a cento monaci. Oggi si possono ammirare i tre templi superstiti, circondati da una possente cinta muraria e dedicati alle tre fasi della vita del Buddha (l'infanzia, l'adolescenza e la maturità) e la preziosa collezione di opere d'arte, con lavori di importanti artisti del Buddismo.
Nel 1939 il monastero fu devastato in un'operazione di epurazione sovietica, che viene ricordata come gli "anni del terrore".
Dopo la caduta del comunismo in Mongolia, nel 1990, Erdene zuu fu restituito ai monaci buddisti, resta comunque aperto anche come museo.










Hustai National Park - La nostra prossima destinazione è questo parco dove vivono gli ultimi "Takhi", razza di cavalli selvatici, noti anche come cavalli di Przewalski dal nome dell'esploratore polacco che ne scoprì la specie.
Siamo abbastanza fortunati e anche se da lontano e dopo una bella camminata... ne vediamo due esemplari.
























Ringraziamenti
Prima di salutarvi con una galleria di fotografie che rappresentano, secondo noi la cifra di questo meraviglioso viaggio, vogliamo ringraziare:
Giulietta che ci ha ispirato la meta e dato preziosi consigli:
Elena di Quarzo viaggi che, come ho già detto altre volte, ci sopporta e supporta in tutti i nostri viaggi
Gerelsuren la nostra preparatissima guida in Mongolia che ci ha fatto assaporare il meglio del suo paese.













Agosto 2019

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